La prima Rappresentante Speciale OSCE per la lotta alla corruzione: È tempo di promuovere la fiducia dei cittadini e il consenso sociale verso un approccio di tolleranza-zero alla corruzione
Lei è la prima Rappresentante Speciale per la lotta alla corruzione. Cosa ha spinto a nominare un Rappresentante Speciale per la lotta alla corruzione e perché questa figura è importante per l’OSCE?
La corruzione rappresenta una delle principali sfide globali con cui gli enti devono confrontarsi. Sappiamo come si tratti di un fenomeno che incide sul regolare funzionamento degli apparati statali, sull’assetto delle istituzioni democratiche, sulla stabilità del mercato e sulla concorrenza tra imprese.
La rivoluzione digitale che stiamo vivendo ha, dal canto suo, anche avuto l’effetto di rendere sempre più viva nei cittadini l’attesa di amministrazioni trasparenti e l’esigenza di disporre di strumenti di controllo dei pubblici poteri al passo con i tempi.
L’Italia, attribuisce un’importanza cruciale al tema della lotta alla corruzione ed è consapevole che un contrasto serio ed efficacie debba necessariamente svolgersi nel quadro di una cooperazione multilaterale. Si tratta di una priorità della Presidenza italiana dell’OSCE, cui sono felice di poter portare il mio contributo di esperienza.
L’OSCE riveste un ruolo centrale nel promuovere il dialogo e la cooperazione tra aree geografiche molto diverse, pur essendo strettamente connesse tra loro, e sono convinta che la lotta alla corruzione debba costituire sempre più un asse portante dell’attività dell’organizzazione OSCE, che ha più volte ufficialmente sottolineato nei propri documenti la valenza strategica di questo tema e l’opportunità di un’azione combinata e coerente di contrasto.
Quale sarà il suo compito come Rappresentante Speciale per la lotta alla corruzione e quali obiettivi si prefigge?
La corruzione è un fenomeno complesso, ramificato, che presenta caratteristiche transnazionali. E’, altresì, un fenomeno che si pone in stretto collegamento con numerose altre manifestazioni criminose quali, ad esempio, il riciclaggio nelle sue diverse declinazioni e le ipotesi di falsità nei bilanci.
Un’azione efficace, come dicevamo anche prima, deve basarsi sulla collaborazione tra Stati che, pur nella diversità degli approcci nazionali, condividano l’idea di costruire un percorso comune.
Nel variegato panorama delle organizzazioni internazionali attive, l’OSCE ha un prezioso valore aggiunto da offrire.
L’OSCE persegue una visione olistica della sicurezza ed ha sempre caratterizzato il suo agire per la ricerca e individuazione di soluzioni condivise e non calate dall’alto. L’Italia ritiene di essere un esempio utile da proporre, secondo la logica di cui sopra, agli Stati partecipanti. Io personalmente mi propongo di promuovere una sempre maggiore collaborazione tra gli Stati, rafforzando ulteriormente la meritoria azione intrapresa dall’OCEEA.
Sono consapevole che una efficace lotta alla corruzione è parimenti importante per molti Stati partecipanti che hanno sostenuto la mia nomina a Rappresentante Speciale con il desiderio di essere supportati nei loro sforzi. Sono molto lieta di questo e vorrei essere di aiuto nel creare le condizioni per un efficace scambio di esperienze e best practice.
Credo che questo traguardo possa essere raggiunto attraverso strumenti tradizionali – missioni, workshop da tenersi nei diversi Paesi e la conferenza finale che avrà luogo a Roma a fine anno – e strumenti innovativi. Penso in particolare alla possibilità di organizzare delle conversazioni online, su piattaforme digitali, con i Paesi interessati. Questi ultimi avrebbero così la possibilità di condividere i loro punti di vista e i loro suggerimenti per una efficace lotta alla corruzione. Questi suggerimenti saranno tenuti in alta considerazione e i migliori verranno illustrati nel corso della conferenza che sarà organizzata a Roma.
Quali sono gli esempi più salienti di impatto della corruzione sulla sicurezza?
La corruzione incide sotto diverse forme sulla sicurezza interna ed esterna. Anzitutto, la corruzione, quale fenomeno in grado di alterare lo stesso funzionamento delle istituzioni democratiche, finisce con il corrodere il patto sociale alla base di ogni ordinamento. In secondo luogo, essa mina la regolare attività degli apparati dello Stato, con evidenti possibili ricadute sul piano della sicurezza. Non devono, poi, spendersi molte parole per ricordare i legami tra corruzione e forme di criminalità economica, anche di tipo organizzato, o di stampo terroristico. Infine, la corruzione può rivelarsi un fenomeno insidioso nella misura in cui si infiltra in settori sensibili degli apparati produttivi o in ambiti strategici per la difesa di uno Stato.
Ritiene che ci sia una differenza tra la corruzione che si verifica nel settore privato e quella che riguarda il settore pubblico? Se si, quali?
La corruzione nasce, per definizione, quale figura criminosa volta a contrastare l’uso disfunzionale dei pubblici poteri. E’ tuttavia noto come negli ultimi decenni si sia prima sviluppato nel difetto teorico e, poi, abbia preso corpo in importanti documenti normativi, una linea di tendenza diretta ad estendere la risposta punitiva al settore privato.
Esistono differenze tra le due entità ma ritengo che sia da condividere la direttrice di sviluppo della normativa attraverso un approdo anche al contesto privatistico. La dinamica del fenomeno corruttivo, sempre più avviata, come visto, verso l’alterazione delle condizioni di regolare allocazione delle risorse e di corrette e serie concorrenze tra imprese, giustifica e legittima un intervento esteso anche all’ambito privato.
L’esperienza italiana è, del resto, nel segno di una progressiva espansione del ruolo e dello spazio del delitto di corruzione tra privati, oggetto di ben due riforme negli ultimi anni.
Rimangono, infine, fenomeni che, come accennavo, presentano tratti anche differenti – solo nella corruzione pubblica abbiamo un soggetto legato ed in rapporto organico con lo Stato o amministrazioni pubbliche – ma entrambi sono, oggi, giustamente sottoposte a rilevanti sanzioni sul piano sia delle responsabilità delle persone fisiche che dell’ente.
A suo avviso, quali sono le migliori strategie che un Governo può e dovrebbe implementare per prevenire la corruzione?
La risposta alla corruzione deve essere ad ampio raggio. Se, come correttamente posto dalla domanda, di una strategia deve trattarsi, essa esige un’azione articolata su più fronti e in grado di convogliare energie provenienti dagli apparati statali, dal settore privato ma, ancor prima, dalla società civile. Non possiamo fare a meno di un forte e dissuasivo sistema di reato e però dobbiamo ricordarci altresì delle leve preventive e dell’indispensabile apporto dei cittadini.
La corruzione quale fenomeno, come ricordavamo prima, che mette in pericolo il patto sociale tra Stato e cittadino, che opacizza il necessario rapporto di fiducia, va combattuta attraverso l’esperienza e la formazione culturale dei consociati. Il coinvolgimento nelle strategie di contrasto della pubblica opinione, il costante confronto tra i cittadini, la diffusione di politiche di legalità nelle scuole e nelle università, possono rivelarsi un potente antidoto alla corruzione.
In che modo l’OSCE può aiutare I Paesi partecipanti a prevenire e combattere efficacemente la corruzione?
L’OSCE può, per tutte le ragioni che abbiamo prima passato in rassegna, farsi portatore di una strategia di sintesi tra le diverse esperienze degli Stati partecipanti. L’obiettivo comune dovrebbe essere quello di redigere un proficuo e costante scambio delle best-practices esistenti.
In questo percorso, l’OSCE può svolgere un ruolo prezioso proprio in considerazione delle possibilità di perorare una circolazione su base paritaria di queste esperienze. Le missioni OSCE nei diversi Stati stanno già attuando una significativa opera di sensibilizzazione al riguardo e diffusione dei principi guida nel contrasto alla corruzione.
Ad esempio, qualche mese fa la Missione OSCE in Bosnia Herzegovina, in occasione della visita del Segretario Generale dell’OSCE Thomas Greminger, ha pubblicato un importante ed ampio studio sulla corruzione all’interno del Paese. Ho in programma una missione a Sarajevo all’inizio del mese prossimo, che prevedrà incontri con i principali rappresentanti locali del governo e degli organi giudiziari. Ho intenzione di seguire uno schema analogo anche per gli altri Paesi che ho in programma di visitare nei prossimi mesi.
L’obiettivo finale sarà di creare in ambito OSCE una rete di esperti sulla lotta alla corruzione che, con l’aiuto del Segretariato, possano assistere e supportare i Paesi partecipanti in questo difficile compito.